Le cose non stanno così come si legge online. La Cassazione ha affrontato la questione del diritto alla riduzione del tributo con riguardo a due ipotesi specifiche:
a) Il caso in cui i rifiuti vengano conferiti nei cassonetti e l’abitazione del contribuente sia collocata ad una certa distanza chilometrica dal cassonetto stesso, nel qual caso si ha diritto ad una riduzione;
b) Il caso in cui, pur essendo attivo all’interno del Comune il servizio di raccolta questo non venga svolto. In tale seconda ipotesi – che sembrerebbe quella più vicina alla situazione contingente che viviamo in città da qualche tempo – la Cassazione prevede che debba riconoscersi il diritto ad una riduzione della TARI (mai l’esenzione totale) solo se: b.1) si tratta di vaste aree urbane, delle dimensioni, ad esempio, di un intero quartiere, in cui non viene svolto mai il servizio di raccolta e, pertanto, gli abitanti sono costretti a provvedere autonomamente con un servizio proprio e a proprie spese al conferimento dei rifiuti; b.2) ci si venga a trovare in una situazione di emergenza sanitaria ufficialmente dichiarata con un provvedimento dell’Autorità Sanitaria.
Nel caso che riguarda la città di Reggio Calabria, per quanto il disservizio sia grave e sotto gli occhi di tutti, non si ricade in nessuna delle ipotesi appena descritte, perché non è attivo in nessuna zona un servizio privato di smaltimento dei rifiuti a spese dei residenti e perché l’Autorità Sanitaria locale sino ad oggi non è mai intervenuta adottando un provvedimento formale che dichiari una situazione di emergenza sanitaria in città.
Questo il motivo per cui, sino ad oggi, sconsigliamo ai nostri associati di presentare ricorso dinanzi alla Commissione Tributaria per richiedere il ricalcolo (men che meno l’esenzione) dal pagamento della TARI: il rischio di perdere in giudizio è elevatissimo, con la conseguenza che il contribuente si ritroverebbe gravato non soltanto del tributo dovuto, ma anche dell’obbligo di pagamento delle spese del giudizio.
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