Vogliamo condividere con tutti Voi il contenuto di una
lettera aperta che abbiamo ricevuto e che riteniamo di primaria importanza per
la delicatezza della questione trattata.
Il dramma da chi è affetto da una "malattia rara"
è reso ancor più angioscioso dal silenzio che spesso avvolge certe
problematiche, un silenzio alimentato dalla scarsa conoscenza della malattia,
dal pudore in cui, a volte, si trincera chi ne è vittima, dalla stessa
inconsapevolezza del male, alimentata dalla scarsa divulgazione di informazioni
utili e delle esperienze di chi ha già vissuto un percorso di diagnosi e cura.
Per questa ragione riteniamo utile e doveroso rendervi parte
delle testimonianze che abbiamo ricevuto, invitando chi di voi volesse
approfondire la tematica a prendere contatti con l'AINPU (Associazione Italiana
Neuropatia Nervo Pudendo) ai recapiti che trovate sotto indicati.
Questo il testo della e-mail da noi ricevuta:
Sono Alessandra Pecoraro e rappresento l'AINPU (
Associazione Italiana Neuropatia Nervo Pudendo ) che si occupa di far conoscere
all'opinione pubblica questa patologia e ha il desiderio e l'intento di far si
che essa possa essere inserita nelle liste delle Malattie Rare ed
Invalidanti.La Neuropatia del nervo pudendo compromette sensibilmente la vita
di chi ne soffre, anche nelle altre sfere della vita che vanno al di là di
quella fisica: causando perdita del lavoro (per le lunghe
assenze),compromettendo i rapporti sociali e di coppia e molto altro.A
testimonianza di quanto vi ho anticipato allego dei files con un lavoro di
ricerca svolto da noi che gestiamo il forum,che non ha pretese mediche, ma di
conoscenza.Vi ringrazio a nome mio e di tutti i malati della nevralgia x
l'attenzione che potrete riservarci.
Recapiti x contatti:
Elena Chiellini cell 333-9232497 elenachiellini@hotmail.it
Serena Arcangeli cell 340-4695417 serena.arcangeli@libero.it
Riportiamo di seguito il contenuto delle testimonianze ricevute:
TESTIMONIANZA
ANTONELLA BRIGNANI, FONDATRICE AINPU
Nel
1986, all'età di 16 anni, per una caduta da cavallo, picchio sul coccige in
modo violento e, il giorno successivo, un forte dolore al perineo e al pube mi
costringe a letto per una settimana. Con
l'andare degli anni la situazione peggiora e la sintomatologia dolorosa si
estende a tutta la regione genitale. Comincia un'estenuante ricerca a livello
diagnostico in diversi campi: ortopedico, urologico, ginecologico e vascolare,
con svariate ipotesi che non portano a nulla (cisti ovariche, endometriosi,
ernie, pubalgie, varici pelviche, cistiti, uretriti), se non a sottoporsi a
interventi chirurgici di ogni tipo con zero risultati. I dolori diventavano
insopportabili sia da seduta sia in posizione eretta: oramai sono costretta a
stare sdraiata supina per tutta la giornata interrompendo ogni contatto con il
mondo esterno.
La
sintomatologia varia da prurito a dolore urente, fino a fitte dolorose come
stilettate, coltellate, punture di spilli, sensazione di pesantezza, di
compressione e urgenza urinaria e solo nell'addormentarmi il dolore si placa.
Dopo qualche anno, durante i vari pellegrinaggi da medici di tutte le
specialità, a Pavia, un terapista mi parla di dolore neuropatico del nervo
pudendo dicendomi che si tratta di un dolore cronico difficilmente trattabile
con i farmaci tradizionali in commercio; gli oppiacei, come la morfina, sono
inefficaci. Un'amica che abita in America mi suggerisce un forum su un sito
americano in cui si parla di una sintomatologia simile: è proprio leggendo i
vari interventi sul forum che riconosco nel mio dolore tutti i sintomi della
nevralgia del pudendo. Mi metto subito in contatto con gli utenti di questo
forum via mail e riesco a farmi dare un aiuto per partire con un camper e
approdare in Francia; qui una famosa equipe, specializzata in interventi di
decompressione del nervo pudendo nel canale di Alcock, mi sottopone a
elettromiografia per confermare la diagnosi. Segue un intervento nel 2005. Il
decorso post operatorio è lungo e per un anno e mezzo resto sul divano con la
stessa sintomatologia; pian piano, però, avverto dei miglioramenti. Il 2007 è
l’anno della svolta: creo un'associazione Onlus e un forum italiano che parla
di questa patologia per aiutare chi soffre in Italia.
Nel
2008 vado in Belgio perché il mio recupero non è totale e mi sottopongo a un
secondo intervento con una tecnica diversa che mi fa guadagnare un altro 10% di
miglioramento. Grazie ai due interventi ho recuperato un buon 80%: la mia vita
è tornata normale, pur lottando quasi tutti i giorni con un dolore residuo che
è rimasto e che m’impedisce di poter andare in bicicletta, correre o stare
seduta senza una ciambella. Per il resto nuoto, lavoro otto ore al giorno
seduta, faccio lunghe camminate, viaggio e ho una vita sentimentale appagante.
TESTIMONIANZA
DI Fabiola De Clercq, Fondatrice di ABA (Associazione
Bulimia Anoressia)
La mia
odissea comincia circa cinque anni fa, a settembre, al ritorno da una vacanza:
febbre e stanchezza anomala accompagnano un dolore molto forte a livello
genitale. Il primo ginecologo al quale mi rivolgo, infatti, non capisce
l’origine di questo dolore devastante. Dopo un blocco urinario di venti giorni,
dove non vado neanche a dormire, cerco una visita con un urologo il quale, come
il medico di base, mi liquida in meno di dieci minuti con qualche campioncino
di disinfettante urinario. Neanche il secondo ginecologo che interpello riesce
a riconoscere la piaga evidente sui genitali. Nel frattempo continuo e
impazzisco dal dolore. Dopo quattro giorni torno da lui alle dieci di sera, di
nuovo senza trovare alcuna risposta. Non riesco a stare né seduta né sdraiata e
non dormo da tre settimane eppure l’herpes e lì visibile: l’unico modo per
sentire meno dolore è camminare in casa continuamente, giorno e notte. I
sintomi, in realtà, sono chiari: bruciori, stilettate, una specie di fuoco che
non si placa. È proprio questo dolore persistente anche di notte che mi fa
pensare al Fuoco di Sant’Antonio installato all’interno del mio corpo. Mi
rivolgo a un’immunologa dell’ospedale Sacco di Milano che conferma il sospetto:
a scatenare tutto è stato l’herpes genitale, un virus che colonizza velocemente
i nervi periferici distruggendo la guaina mielinica. Il dolore legato quindi al
nervo del pudendo. La conferma della diagnosi arrivata tre mesi dopo rende
ormai inutile qualsiasi antivirale, attivo solo entro 72 ore dall’esordio
erpetico. I danni al nervo pudendo sono ormai irreversibili. Le recidive
erpetiche si ripeteranno settimanalmente per anni.
Si susseguono
altre visite specialistiche. Un nuovo urologo mi dice di tornare dopo le
recidive erpetiche che dureranno due anni! Sei mesi dopo una ginecologa
sospetta una meningite e predispone in pochi minuti un ricovero d’urgenza in
ospedale, dove avrebbero dovuto prelevare il liquor dalla spina dorsale e
analizzarlo. Mi rifiuto di essere ricoverata. Mi rivolgo tempestivamente a un
neurologo che disconferma la diagnosi, rifiutandosi comunque di parlare con il
collega nonostante la mia insistenza. Un dermatologo di chiara fama conferma
anche lui l’herpes e mi prescrive vitamina C. Per sempre.
Nessun
professionista interpellato è capace di aiutarmi. Sono passati sei mesi, come
per tutti, il dolore è diventato cronico. Finalmente un incontro che cambia la
mia vita. Grazie ad alcuni amici, viene a trovarmi in casa un’anestesista di un
ospedale neurologico di Milano. Per due ore analizza accuratamente ogni aspetto
della mia vita e della mia salute. Con lei faccio un lungo ciclo di agopuntura
che purtroppo non riesce a intervenire per neutralizzare il dolore del nervo
del pudendo resistente ormai a ogni trattamento. Mi prescrive tuttavia
un’ottima terapia farmacologica a dosi elevate. Questi farmaci che prendo
riescono a darmi un sollievo in alcuni momenti della mia vita. Ci sono voluti
due anni perché io accettassi la malattia e la sua gravità, iniziando così a
prendere con regolarità e ad orari fissi tutti i farmaci.
La verità è
che a oggi non si può ancora pensare, se non in percentuali irrilevanti, una
cura e una guarigione dal dolore del nervo del pudendo. Il territorio pelvico è
infatti il punto del nostro corpo meno studiato a causa di un preconcetto che
tocca tutti, anche la classe medica.
La scommessa
diventa quella di non lasciarsi completamente governare da un dolore che
rischia di azzerare una persona togliendogli la vita. Tuttavia per avere ancora
una parvenza di vita e continuare a poter lavorare ho capito che la cura
farmacologica non deve impedire alla persona di perdere la sua lucidità. E’
quindi una scelta quella di tenere una parte di dolore piuttosto che prendere
antidolorifici troppo forti che possono togliere l’autonomia.
Infine riportiamo di seguito ulteriori utili contributi per saperne di più:
NEVRALGIA DEL PUDENDO: COS’È E COME SI CURA
Il nervo
pudendo è un nervo periferico che innerva la regione dello sfintere
anale e dei genitali. Ha funzioni sia sensitive sia motorie. Controlla anche le
funzioni della vescica, dell’alvo e del piacere.
Una infiammazione
o un danneggiamento del nervo sono all’origine della nevralgia del
pudendo, una malattia rara. La sintomatologia è molto
complessa e la presentazione clinica della nevralgia è molto varia: il nervo
pudendo è un nervo a composizione mista e possiede numerosi siti di potenziale
intrappolamento.
Il sintomo principale
è il dolore nella zona innervata dai nervi pudendali: tende a peggiorare in
posizione seduta, durante e dopo i rapporti sessuali (per la donna) o dopo
l’eiaculazione e allo scroto/testicoli (per l’uomo). In ultimo, durante
l’attività sportiva e dopo la defecazione.
I pazienti
riferiscono di dolori simili a una pugnalata o simili a quelli causati da
pungiglioni, sensazioni di bruciore, di freddo, di stiramento o di avere un
corpo estraneo nel retto e nella vagina. Per capire meglio, possiamo dire che
in queste zone si scatenano sintomi simili a quelli causati dalla più nota
sindrome del tunnel carpale ai polsi e alle mani. Ma non finisce qui: tra i
sintomi ci sono anche incontinenza, sensazione di non riuscire a svuotare la
vescica e urgenza di minzione. La nevralgia del pudendo può
causare anche parestesia ed eventualmente perdita di sensibilità nel territorio
del nervo pudendo (pene, vagina, clitoride, perineo e natica), eruzione sui genitali,
problemi intestinali (costipazione o diarrea), sciatica della natica e dolore
lombare. Un dato significativo: il 70% delle persone intervistate dall’AINPU
dichiara “impossibilità a rimanere seduto”.
Tra i fattori
di rischio che possono aggravare la malattia
segnaliamo: utilizzo prolungato della posizione seduta e della bicicletta,
gravidanza e parto, cadute che hanno avuto conseguenze traumatiche nell’area
dell’osso sacro, un cambiamento nella forma od orientamento della spina
ischiatica indotta da alcune attività atletiche.
La diagnosi
medica arriva spesso in ritardo: ciò è dovuto a una scarsa
conoscenza della patologia da parte dei medici di famiglia, dalla scarsa
conoscenza relativa all’innervazione di questa zona in generale, e dalla
mancanza di un approccio interdisciplinare. La nevralgia del pudendo viene
spesso scambiata per altri disturbi (prostatite, vaginite, infezione urinaria,
cistite, endometriosi, orchialgia, emorroidi, vulvodinia) mentre il dolore
somiglia a quello di altre sindromi come quella periforme, pubo rettale o
pubalgia. La diagnosi è essenzialmente clinica: dopo
aver escluso con esami strumentali (risonanze) eventuali lesioni organiche o
altre cause della compressione del nervo (tumore, cisti), solo l’ascolto del
paziente e della sua storia possono individuare l’origine del problema.
Le terapie
disponibili non sono in molti casi risolutive: solo il 9% si
dichiara guarito. La maggior parte dei
pazienti fa uso di farmaci (antiinfiammatori, oppioidi, miorilassanti,
integratori). Tra le terapie conservative ci sono: la manipolazione dei trigger
point, sedute di osteopatia o di riabilitazione del pavimento pelvico,
stimolazione elettrica e terapia comportamentale. La terapia più efficace è multimodale
e integrata. Tra le altre terapie alle quali si ricorre: iniezioni
locali di anestetico +cortisone, iniezioni di tossina botulina,
neuromodulazione, intervento chirurgico.
Per
migliorare i disturbi un paziente su quattro modifica
il proprio stile di vita.
NEVRALGIA DEL NERVO PUDENDO,
COME SCHIAFFI NEL CORPO E NELL’ANIMA
Nel corpo. Perché
provoca dolori lancinanti e mette ko chi ne soffre. Tanto da costringere in due
casi su tre a pesanti ribaltamenti nella vita sociale e lavorativa.
Nell’anima. Perché chi ne
soffre molte volte si sente dire che i sintomi sono psicologici. Con ritardi fino a dieci anni nella diagnosi
per un paziente su tre.
Milano, 30 novembre. A scattare una
foto sulla situazione reale di chi ne soffre è un’indagine condotta dall’AINPU,
Associazione Italiana Neuropatia del Pudendo, attraverso un questionario on
line sul sito dell’Associazione stessa, tuttora in corso. Questa indagine,
unica nel suo genere, rappresenterà un fondamentale punto di partenza. La
sindrome di Alcock, questo è l’altro nome, è un male cronico che almeno in
Italia è scarsamente considerato sia dai medici sia nell’ambito della ricerca.
I primi dati
elaborati parlano da soli. Ben sette su dieci sono incappati in più di una
diagnosi errata. Difficile non crederci. In Italia sono pochi i centri
specialistici dov’è stata sviluppata una conoscenza della malattia. Con
conseguenze inevitabili. Peregrinando da un medico all’altro trascorrono gli
anni. Anzi, non è raro che dopo lunghi periodi di sofferenze i malati decidano
di andare all’estero, dove ci sono maggiori conoscenze e attenzioni. Nel frattempo, però, i sintomi peggiorano. «I medici di base in genere rappresentano il
primo filtro ma non sanno mettere a fuoco il problema - spiega la dottoressa Roberta Venturi, specialista dell’Unità
Operativa del dolore, Ospedale di Piacenza - e pertanto, neppure
indirizzare il paziente verso l’ospedale giusto, dove potrebbe essere preso in
carico e curato ad hoc». Il questionario conferma una supposizione che di
tanto in tanto viene sollevata dai volontari dell’associazione. Vale a dire,
che il paziente di solito arriva al centro di cura per passaparola, il più
delle volte via forum e chat. È uno stillicidio che si potrebbe evitare. «Basterebbe dare più spazio alla formazione
medica - interviene la dottoressa Roberta Venturi - così i tempi della diagnosi sarebbero meno lunghi
e si abbasserebbe il rischio della cronicizzazione della malattia». Rema contro
anche il mancato riconoscimento da parte dello Stato della nevralgia del nervo
pudendo quale malattia rara. E a subirne le conseguenze sono i malati. Perché in questo
modo c’è una minore spinta alla creazione di Centri di riferimento, dove
possano essere riunite le diverse figure professionali con un ruolo nella
diagnosi, nella cura e nel supporto psicologico. Ma non solo. Fino a quando
rimarrà una malattia “orfana”, mancheranno le tutele e i
diritti, che fanno parte della normalità per chi lavora ed è affetto da una
malattia. Non è raro che
il malato esca dallo studio del medico con il suggerimento di rivolgersi a uno
psicologo. Eppure i dolori non sono il frutto della fantasia. E le domande
giuste potrebbero già scremare il sospetto di altre malattie e portare verso la
strada corretta. La nevralgia del nervo pudendo, infatti, è causata in oltre
nove casi su dieci da un’infiammazione o danneggiamento del pudendo, cioè di
quel nervo che, per la sua posizione, controlla anche le funzioni dell’ano e
della vescica e interviene nell’intensità del piacere sessuale. Le cause non
sono note. Ma spesso la sindrome si scatena in seguito a traumi, interventi
chirurgici e attività sportive, specialmente il ciclismo. «Il sintomo principale è il dolore nelle zone innervate - continua la
dottoressa Roberta Venturi
-. Può essere simile a pugnalate, come punture di spilli, oppure a un
bruciore intenso». Le conseguenze? Il 70,4% degli intervistati non ce la fa
a rimanere seduto. E addirittura il 34,8% è costretto a stare tutto il giorno
sdraiato.
I più
ricorrono alle cure farmacologiche. Il 73,6% del campione intervistato,
per l’esattezza. Ma il dato più eclatante riguarda chi ha risposto “altro”. È
la percentuale più elevata dopo quella relativa ai farmaci e ammonta al 24,8%.
Andando nel dettaglio si scopre che questi pazienti hanno trovato un po’ di sollievo
modificando il proprio stile di vita. Le scelte sono parecchie. Si va da
cambiamenti nell’ambito dell’alimentazione all’assunzione di integratori, fino
alla pratica dello yoga. Questi tentativi di trovare sollievo da sé sono più
che giustificati e non solo dallo scoraggiamento legato alla mancata diagnosi.
Al momento, infatti, la nevralgia del pudendo non ha una cura specifica. «Confidiamo nella ricerca, che ora viene
portata avanti soprattutto all’estero», conclude la dottoressa Roberta Venturi. «Sono allo studio nuovi antidolorifici più mirati. E tecniche
chirurgiche conservative».
È recente la notizia riportata sulla rivista Orphanet, relativa a un vasto studio condotto sulla decompressione del nervo pudendo per via chirurgica, che in sette casi su dieci ha portato a un miglioramento dei dolori a distanza di un anno dall’intervento. Inoltre, sempre come indicato su Orphanet, sono stati registrati dei risultati positivi anche per quanto riguarda il blocco del nervo pudendo attraverso un’iniezione locale, anche se purtroppo al momento i benefici scompaiono nel breve termine.
È recente la notizia riportata sulla rivista Orphanet, relativa a un vasto studio condotto sulla decompressione del nervo pudendo per via chirurgica, che in sette casi su dieci ha portato a un miglioramento dei dolori a distanza di un anno dall’intervento. Inoltre, sempre come indicato su Orphanet, sono stati registrati dei risultati positivi anche per quanto riguarda il blocco del nervo pudendo attraverso un’iniezione locale, anche se purtroppo al momento i benefici scompaiono nel breve termine.
Per info:
Elena Chiellini: cell 333-9232497 - elenachiellini@hotmail.it
Elena Chiellini: cell 333-9232497 - elenachiellini@hotmail.it
Serena
Arcangeli: cell 340-4695417 – serena.arcangeli@libero.it