Si segnala un’interessante
sentenza della Corte di Cassazione che, ancora una volta, pone l’accento sulle
primarie esigenze del consumatore, quale parte debole nei contratti con i
professionisti. Il riferimento è alla sentenza n. 2535 dello scorso 15 febbraio
2016.
Con questa sentenza, la Suprema
Corte ha affermato che i contratti di investimento stipulati per il tramite di
una banca sono da considerarsi radicalmente nulli, qualora la banca non abbia
adeguatamente informato il cliente sui rischi dell’operazione finanziaria,
precisando che l’informazione non deve essere offerta per principi generali, ma
con espresso e specifico riferimento all’investimento concreto che si va a
sottoscrivere. In caso contrario, il contratto di investimento è nullo e le
conseguenze della perdita economica ad esso conseguente ricadono sulla banca.
Il caso ha riguardato due
investitori che – evidentemente male informati – avevano acquistato delle
obbligazioni Cirio poco tempo prima del crac finanziario che ha investito la
società. Pronunciandosi sul caso, la Suprema Corte ha stabilito che “La banca
intermediaria ha l'obbligo di fornire all'investitore un'informazione 'in concreto'
sulla natura e le caratteristiche del titolo, il suo emittente, il rating nel
periodo di esecuzione dell'operazione ed eventuali situazioni di grey market o
di default. Tali informazioni economiche sono tanto più necessarie laddove il
crollo delle obbligazioni è imminente, al momento in cui l'ordine di acquisto è
emesso dai clienti”.
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